Ho scelto di non bere

Ho scelto di non bere.

 

Non mi era chiaro: Bere o non bere?

Non si tratta più di questo.

Libertà.

Di decidere.

Se farlo oppure no.

E solo ora, forse, capisco che qualche anno fa’ ho fatto una scelta. Allora dettata dall’obbligo che sentivo dentro di me di provare a fare qualcosa per me stesso e per la mia famiglia. Oggi ancora presente, ma modificata nella motivazione. Avrei anche potuto non prenderla, quella decisione. Avrei anche potuto, e potrei ancora, cambiare idea, ma lo ho fatto. Non sono 8 anni che non bevo, ma da 8 anni continua un percorso che CI ha fatto cambiare. I cui effetti probabilmente non si esauriranno mai, ed esso stesso probabilmente non terminerà mai.

Ed ora sono qui:

36 anni, con ancora molte cose da decidere, con ancora da capire in pieno cosa fare della mia vita.

Dubbi, incertezze.

Un nuovo appartamento, appena acquistato, in costruzione e consegna a breve.

Tradizione, sicurezza.

Un lavoro, che non ho più problemi economici della maggior parte degli altri.

Tranquillità.

Il mio club, che se ora sono quello che sono è anche grazie ad esso.

Condivisione, solidarietà, empatia, amicizia.

Presidente ACAT Modena.

Partecipazione.

Un nuovo possibile ruolo.  Servitore insegnante.

Sarei in grado di esserlo nel modo in cui vorrei poterlo essere?

Facilitatore di comunicazione.

Questione di priorità, dice sempre un mio caro amico. Si tratta di capire cosa si vuole di più. Ed allora le decisioni sono già prese. E proprio perchè “Cosa sto facendo?”, perlomeno una cosa ora la so. Cosa c’è in cima a quella lista.

Una persona. Che non so come andrà a finire, solo da due settimane la conosco, ma che di sicuro adesso conta più delle altre.

Amore?

In realtà quindi negli ultimi giorni ho riflettuto non su di un approccio, che tra l’altro in buona parte conoscevo già… Però quanta semplicità (ma come ho fatto, viene da chiedermi, a non pensarci mai prima, io, da solo?) e allo stesso tempo complessità (quale mai sarà il metodo migliore per applicare tali semplici considerazioni comportamentali?) contenuta in non più di una mezzora di “lezione”! Spiritualità antropologica, la chiamano; più semplicemente, forse, “viversi meglio”.

No, ho riflettuto per la maggior parte su me stesso (egoista?). Su ciò che sono e ciò che vorrei diventare. Mi sento parte di qualcosa, è vero: la mia famiglia, il club, l’associazione, la società. E continuando su una linea coerente con quello che ho fatto finora non è difficile pensare a cosa dovrei fare ora. Ma nell’ottica di adesso e domani mi viene semplicemente da dire ok, un sacco di indecisioni, decisioni da prendere. In ogni caso sarò io a farlo. E non importa come andrà a finire. Importa semplicemente che c’è un percorso da portare avanti. Perchè penso che questa sia stata la più grande lezione che ho ricevuto, dal club, dall’associazione e dalla settimana. E non importa nemmeno molto di che percorso si tratti, di cosa finirà su quella lista e in quale posizione, o di cosa addirittura da quella lista sparirà. Importa semplicemente che voglio fare delle cose, razionalmete/moralmente/eticamente giuste o sbagliate che siano.

Importa che non mi voglio fermare.

Denis

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